martedì 13 settembre 2011

Invito al viaggio

"Ti invito al viaggio
in quel paese che ti somiglia tanto.
I soli languidi dei suoi cieli annebbiati
hanno per il mio spirito l'incanto
dei tuoi occhi quando brillano offuscati.
Laggiù tutto é ordine e bellezza,
calma e voluttà.
Il mondo s'addormenta in una calda luce
di giacinto e d'oro.
Dormono pigramente i vascelli vagabondi
arrivati da ogni confine
per soddisfare i tuoi desideri".
Mai avrei pensato di citare la canzone di un cantautore che proprio non riuscivo ad apprezzare. Sì, ascoltavo qualche pezzo, canticchiavo "e gira tutta la stanza mentre si danza" ma nulla di più. Eppure, le congetture del destino sono imprevedibili, e così, certe parole hanno fatto irruzione nella mia esistenza, illuminandola. Il conduttore è sempre lui, colui che dà senso a tutto il mio esistere da alcuni anni a questa parte e che una sera mi ha detto "partire è come fare un viaggio dentro di sè. Te ne accorgerai". Era il suo invito al viaggio, al mio viaggio, quello che doveva condurmi al bandolo della matassa, a tradire pensieri inutili e asfittici. Dovevo vincere la mia asepsi, la mia celata immobilità dell'anima, che mi toglieva il sorriso. E non parlo di solarità, o di gioia. Parlo della consapevolezza di se stessi, che è, credetemi, il più arduo dei percorsi per una ragazza di oggi. Specie se costei nasconde un nocciolo duro per conservare quelle verità acquisite, sperimentate e di giorno in giorno confermate.
Oggi anch'io lancio il mio invito al viaggio, affinché non dimentichiamo che la vita stessa lo è, e che crescere, tra le mille accezioni, vuol dire anche scegliere. Io ho finalmente scelto.

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