Non ho idea del perché, certe volte tornando a casa, mi vengano in mente i pensieri più assurdi. Oggi pensavo alla geometria ed alla forme che preferisco. Ho immaginato di essere un compasso e di delineare un cerchio perfetto: mi piaceva l’idea di tracciare un percorso dove tutto tornasse, e soprattutto dove ogni punto avesse la stessa distanza dal centro. Ho pensato che fosse la giusta metafora dell’amore: correre, strepitare, partire, tornare ma sempre intorno al punto, a quell’unico punto in cui è piantata la punta del compasso e che genera il cerchio stesso.
Il cerchio non ha spigoli, non ha rotture, avremo bisogno di stare in cerchio, di abbracciarci. A questo pensavo tornando a casa
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