sabato 8 ottobre 2011

Scrivere e non attendere

Meglio abbandonarsi alle parole, all'armonia dei costrutti, che stare immobili, vittime della perplessità. Resto inerme di fronte ai tentativi del Governo di limitare la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche fino all'udienza filtro, col rischio per i giornalisti di scontare fino a tre anni di carcere. Resto sgomenta davanti alla proposta di censura delle informazioni considerate infamanti pubblicate dai giornali on line registrati, che ricevuta segnalazione, non potranno far altro che cestinare l'informazione, seppur vera.

Cosa facciamo noi cittadini rispetto a questo dictat? Niente. Ci svegliamo, beviamo il caffè e andiamo a lavoro, senza capire che è in gioco la nostra libertà, il nostro potere di decidere chi, come e quando deve rappresentarci. Questa è una di quelle circostanze in cui non dovremmo badare a niente e a nessuno. Una di quelle minacce che dovrebbero spingerci a guardare oltre la giornata persa, lo stipendio, la casa.

Se questa legge mostruosa entrerà in vigore, saremo tutti  meno degni di essere cittadini.

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