Comunemente si pensa che si possa scegliere la vita e il genere di vita che più ci compete, ma è difficile per tutti sottrarsi all'imperativo della nascita, e a quello più urgente del dolore. Per evolversi la vita deve fare male, e la sua maternità più difficile è quella che riguarda il poeta, che in fondo è l'unico a comprenderla. Il poeta è il figlio più tollerante, il più disadorno. E quello come Lazzaro magia i residui.
La vita non è matrigna, ma è madre, ed è una di quelle madri che avvilisce chi più l'ama.
È la prassi della santità del poeta quel suo avvicendarsi sugli enormi seni della vita, che per lui saranno sempre sterili e senza latte.
Alda Merini (1931-2009)
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